Bagni Termali Torrite (ruderi)

Nel 1580 Alfonso II, duca d’Este, dalla Fortezza di Mont’Alfonso scende a visitare gli antichi bagni ed ordina alcuni lavori di manutenzione che vengono poi ripetuti circa 100 anni dopo ad opera della popolazione di Castelnuovo e nel 1707 una visita del naturalista garfagnino Antonio Vallisneri esalta le terme e le proprietà dell’acqua.
Nel secondo dopo guerra iniziano i lavori per la grande galleria di scarico della centrale Enel di Torrite e in questa occasione viene rintracciata l’acqua termale che però viene abbandonata all’interno della galleria stessa.
Negli anni Ottanta, l’amministrazione decide di eseguire analisi approfondite sulle acque e nel 1982 una ricerca idrogeologica indica l’area del bagno come una zona nella quale è possibile reperire acque sia per la rete idropotabile sia le acque termali.

Nei primi anni duemila infine, l’archeologo Paolo Notini rinviene, all’interno della grotta dei bagni, le pareti laterali di una grande vasca murata in cocciopesto, un materiale assai usato dagli antichi Romani. Lo stesso archeologo ha fatto rilevare che questa scoperta non può essere considerata la prova che siano stati proprio i Romani a costruire i bagni di Torrite: in diversi paesi si è continuato e si continua ancora a utilizzare il cocciopesto in lavori idraulici di vario genere. Sembra comunque certo che le acque termali di Bagni di Lucca e di Equi Terme, paesi posti a non molta distanza dal nostro, fossero già conosciute ed utilizzate ai tempi di Roma repubblicana”.
Afferma:
“Alcuni studiosi vedono nel termalismo uno stimolo della viabilità. Già i Romani, nel tracciare le loro strade, tenevano presente la possibilità di usufruire di sorgenti termali. E certo riposare le stanche membra in una vasca di tiepida acqua, poteva rappresentare un sollievo straordinario per un viaggiatore dell’antichità! Secondo costoro si può quindi pensare che l’esistenza di acque termali in vari luoghi della valle del Serchio (Bagni di Lucca, Gallicano, Pieve Fosciana e Torrite) abbia facilitato i traffici di mercanti e pellegrini lungo la strade che dalla Lombardia portavano a Lucca”.

(testo tratto da interviste ad Andrea Giannasi)

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