Eglio

E’ un paese antichissimo, ricordato in un documento dell ‘ 884, costruito sul crinale di un monte, il quale ha, nel versante opposto, un orrido strapiombo di 470 metri e uno sviluppo orizzontale di oltre 700.
Si sa che, intorno al Mille, il nucleo principale, cioè il castello di Sassi-sopra, cui si erano arroccate intorno le abitazioni dei servi della gleba, apparteneva alla famiglia dei nobili Porcaresi. Esso dominava su tutto il territorio che dalla Pania degrada fino al Serchio e comprendeva anche i paesi di Verni, Valico e Trassilico.
Dispersi i Porcaresi, forse più per le mutate condizioni economiche dei feudatari in genere che per fatti di guerra veri e propri, il “Comune di Sassi” (tale è indicato nei documenti) entrò a far parte (con Gallicano, Molazzana, Montaltissimo e Calomini) dei territori della “Gran Matelda” (Matilde di Canossa). Il documento, redatto e sigillato a “Villa Foxana “ (oggi: Fosciana) porta la data del 10 luglio 1105. Appena entrata in possesso legale delle nuove terre, la “Gran Contessa” fece riparare ed ampliare la vecchia chiesa di “San Frigdiano in Saxo ”.
L’anno 1385 il paese fu occupato dalle truppe di Bernabò Visconti e dei figli di Castruccio Antelminelli; furono prese “severe misure di sicurezza e – come scrive lo storico Sercambi – “fu ordinata la distruzione della Rocca, nido costante di turbolenti ed irrequieti abitatori”.
Nel 1393 essa però, era già stata ricostruita ed il vescovo di Lucca la passò in feudo ai nobili di Dalli.
Il 24 luglio 1451, con altri nove paesi, Sassi si diede al Marchese Borso d’Este, che ne formò la vicaria delle Terre Nuove.
Il 28 luglio 1524 Sassi ebbe l’onore di ospitare Ludovico Ariosto, che nella sua veste di Governatore della Garfagnana era salito da Castelnuovo a dorso di mulo, accompagnato da un “conducente, un segretario, duo balestrieri, onde far visita a quella Rocca”, la quale- scrisse- “in luogo molto più forte ed orrido delle Verrucole.”
Il Poeta avrebbe voluto che fosse rimessa in buono stato, nominato un castellano e vi avrebbe messo a guardia un certo numero di armigeri. Ma il Duca non voleva saper di spese in Garfagnana, né tanto meno a Sassi, così la regalò, coi territori annessi, ad un sassese, certo Iacopo da Mariano, “per averla il padre di lui difesa con rara intrepidezza, contro i Lucchesi “ e tanto fedelmente “che ne morse”.
Una clausola importante nel documento di cessione è questa: “a patto che, necessitando, possano li vicini là dentro rifugiarsi con le sostanze loro, bestie comprese”. E questo fa supporre che i vari alloggiamenti fossero ancora in buono stato.
Ma “li vicini “, invece, preferirono costruirsi le loro abitazioni un po’ più in basso, dove il terreno era più fertile, l’acqua più abbondante.
E così nacque Sassi, quello “di sotto”, che è l’attuale.
E’ convinzione che la chiesa di San Frediano in Sassi possedesse, in passato, ornamenti, pitture e arredi di notevole pregio.
I setaioli lucchesi (i Bonvisi, i Talenti, i Cenami) che nei secoli XII e XIII fornirono i loro drappi alle cattedrali e ai nobili di mezza Europa, tesserono anche manti, stole e pianete per varie chiese della Val di Serchio e, certamente, anche per questa, legata al nome della “Gran Contessa” e dedicata ad un vescovo lucchese.
Alcuni, dunque, di questi arredi sono rimasti (una croce astile in argento sbalzato, del ‘400, con numerose figure sacre; una pianeta (forse dello stesso secolo, tessuta in seta ,filigranata in oro), ma altri sono andati irrimediabilmente perduti.
Nella seconda metà del secolo XV era operaio un certo Battista Bartolomei (“ operaius ecclesiae Sancti Frigdiani”) il quale, com’è detto in un contratto del notaio Ser Lucenzio Migliori, il 28 dicembre 1814, dava incarico a Matteo Civitali di scolpire un tabernacolo in marmo di Carrara, “pulcrum et compositum et ornatum”(bello , ben fatto e ornato), da collocarsi (chiaramente detto) nella chiesa “de Sassi in Gharfagniana”. Compenso pattuito:otto ducati d’oro.
Oggi quel tabernacolo non c’è più, in nessuna delle chiese del paese, né in quella di Sassi-sopra, né in quella di S.Rocco, né in quella che sovrasta gli antichi casolari di Granciglia.
L’anno 1827 fu aperta al culto la nuova chiesa parrocchiale anch’essa è dedicata a S. Frediano. Vi furono trasportati gli ornamenti, gli altari , i quadri di quella vecchia, ma il tabernacolo del grande Civitali, o andò perduto nella rimozione, o già fin da quel tempo era scomparso.

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