A Moncione vi sono due costruzioni piuttosto grandi che distano poco l’una dall’altra: avranno più di cent’anni e li dimostrano tutti, una di queste costruzioni la più grande rivela ampiamente le tracce dell’attività che in essa si svolgeva, un grosso rotone di granito steso sul pavimento, all’esterno un condotto di acqua ormai franato in più parti ed una piccola zona recintata in muratura che evidentemente serviva da deposito per raccogliere l’acqua E’ chiaro che si trattava di un vecchio mulino ad acqua, i vecchi contadini del luogo raccontano che era il più grande dell’Elba .
Moncione ormai è divenuto nel suo abbandono un luogo della memoria di pochi anziani che ricordano con commozione una gioventù con pochi svaghi , tempi di lavori massacranti, e poco benessere, gli eredi del mulino tacciono e lasciano queste mura preda del tempo che ogni giorno se ne sfama producendo danni che tra breve saranno irreparabili.
Erano quattro i mulini nel comune del Campese, tre nella pianura di Campo e l’altro il più maestoso era questo, il mulino del Moncione.
Questo mulino lavorò per circa venti anni, si dice, fino al 1911 quando Assunta Battaglini la proprietaria fu colta da quello che allora chiamavano “un malaccio” che la portò alla morte a soli 59 anni , il luogo fu abbandonato e tutto andò in malora
(testo tratto da www.mucchioselvaggio.org di Fabrizio Prianti)