Vetta Pania della Croce

Vette

Considerata la Regina delle Apuane. Pur non essendo la cima più alta e nemmeno la più difficile a salire, sin dall’antichità ha colpito visitatori ed osservatori per la sua indubbia possanza nella mole.

Ne scrissero grandi letterati, a cominciare da Dante nella sua Commedia, e la salirono viaggiatori e naturalisti sin dal XVII secolo, ma non possiamo escludere che già prima qualcuno sia arrivato alla sua sommità. La salita per la via normale è molto semplice ed il panorama in vetta è splendido e domina tutta la catena apuana. Diventa severissima in inverno quando la neve si trasforma nell’insidioso ghiaccio apuano e molti, troppi, l’affrontano senza la dovuta cautela. Proprio sulla Pania avviene il maggior numero di incidenti in tutte le Apuane, molti purtroppo mortali, dovuti spesso ad imprudenza ed imperizia.

Dante Alighieri nella Divina Commedia all’interno del canto XXXII dell’Inferno dal versetto 22 al 28 la cita insieme al Monte Tambura, altro massiccio delle Alpi Apuane.

«E sotto i piedi un lago che, per gielo, / avea di vetro e non d’acqua sembiante, / […] Che se Tambernicchi / vi fosse sù caduto o Pietrapana, / non avria pur dall’orlo fatto cricchi.»
(Dante Alighieri, canto XXXII dell’Inferno, Divina Commedia)

 

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